Lavori presentati alla mostra "Guelfi e Ghibellin fuggiaschi: Dante e Opicino viaggiatori del fantastico"

L'albero siamo noi:
Divina Commedia, Inferno I, 1-3
Ciascuno di noi si porta appresso la propria selva oscura: è in noi, ogni tanto ci appare in sogno o nei pensieri, quelli bui e angosciosi.
Dante non è più lì, ma da secoli viene attraversata dall'umanità, qualcuno vi lascia le sue tracce.
Opicino vi ha lasciato in parte le sue angosce, quando la selva era ancora inesplorata, forse le sue mappe sono servite a qualcuno per uscirne, forse a lui stesso.
Fatto sta, che ancora adesso occhieggiano mostri del bestiario medievale, quelli che lui conosceva bene.
In uno dei miei incubi, ho visto anche altro.
Ho visto un guardiano. Sta in attesa per l'eternità davanti alla porta, con le sue due chiavi, una d'oro e una d'argento.
Aspetta per tutto il tempo e in tutto lo spazio, lì davanti, luminoso come un faro, che disperati come me si presentino.
Non si riesce a guardarlo in volto, tanto è luminoso.
Basterebbe un po' della sua luce riflessa per illuminare i pensieri, e gli incubi svanirebbero, insieme alla selva.
Alberi siamo noi, dipende da noi stare nella luce o nelle tenebre, insieme ad Opicino. E a Dante. E a tutti quelli che ci hanno preceduto.

olio su legno (okoumè compensato marino) 90 x 15 cm
Da Pier le tegno:
Divina Commedia, Purgatorio IX, 115-129
L'angelo a guardia della porta del Purgatorio parla a Dante delle due chiavi che aprono la porta.
L'angelo sta a guardia della porta per l'eternità. Usa le chiavi per aprirla, ma non è una porta qualsiasi, e le due chiavi non possono essere da meno. Quella di sinistra rappresenta tutto lo spazio: la testa è una piramide a tre lati vista dall'alto. Quella di destra rappresenta tutto il tempo: la testa è il simbolo dell'infinito, ma con tre lobi. Il richiamo al numero tre è presente anche nella cifratura: una è in numeri romane e l'altra in numeri arabi. Il misterioso quadrato magico usa simboli ricavati dalla scomposizione grafica delle chiavi stesse.

linoleografia su carta pura cellulosa A4
Tal ne la faccia ch'io non lo soffersi:
Divina Commedia, Purgatorio IX, 76-84
Dante si sta avvicinando alla porta del Purgatorio, a guardia della quale c'è un angelo, con il volto così luminoso che è impossibile guardarlo.
Il riferimento ad Opicino De Canistris è nei cerchi concentrici che escono dalla stampa e richiamano il suo planetario.

linoleografia monotipo e acrilico su carta da spolvero 49.5 x 69.5 cm